Falce, piera, corno, pianta e martello..

Mio nonno, un orgoglioso ex-forestale di 93 anni, vive in provincia di Verona e non riceve spesso mie visite. Questa volta non c'è stato tempo per aneddoti e, per un giorno, ho vissuto come avrebbe fatto lui. E' successo grazie a falce, piera, corno, pianta e martello, ovvero gli strumenti che ho dovuto utilizzare per tagliare l'erba, dato che la falciatrice si è piantata come un mulo frapponendosi tra me e la comoda modernità.
"Berto, una volta, mi ha offerto due falci nuove per avere questa", così ha esordito Gino, ammonendomi implicitamente ad averne cura. Improvvisata la mia personale tecnica, mi sono messo al lavoro: tutto poetico ma, già dopo mezz'ora, guardando il cielo farsi plumbeo, imploravo che un acquazzone venisse a salvarmi da quella faticaccia. Non una goccia ed è così che Gino mi ha insegnato i trucchi del mestiere. Ho portato alla cinta un corno di bue, pieno di aceto in cui riporre la "piera", la pietra per affilare la lama. "Vado bene, nonno?" - gli ho chiesto incauto mentre mi improvvisavo arrotino - "Così le fai il solletico". L'aceto non serviva per trattare la pera, ma per disinfettare le piaghette delle mie mani, ne sono convinto. Dopo aver sentito la falce cozzare rumorosamente contro una pietra, mi ha fatto alzare la lama, l'ha sfiorata lungo tutto il filo per sentirne la condizione. Con immensa fatica, si è seduto in terra, ha divaricato le gambe e tra di loro ha conficcato nel terreno la "pianta", una piccola incudine portatile su cui raddrizzare a martellate la lama. "Un lavoro minuzioso per gente che vede bene" pensavo ricordando che mio nonno la tv la può solo ascoltare. Ha insistito, e colpo dopo colpo ha raddrizzando alla perfezione la lama che io avevo reso inservibile - "Non ci vedo, ma dal rumore capisco se sto facendo bene". A prato falciato, sorridendo, mi ha battezzato: "Piero, ognuno ha il proprio lavoro.." e, subito, per consolarmi "Pensa, una volta mio padre mi ha mandato a comprargli un cavallo e io sono tornato con una mucca".