Sigarette, graziella, Pecorella e Bestemmie
Il programma prevede di raccogliere fango su sentieri resi sempre diversi dalle instabili robinie che infestano le nostre colline. Le nuvole chiudono la porta in faccia al sole mentre mi approccio pigro al pranzo domenicale. Il telefono squilla ansioso di portarmi una sorpresa:"Che, te lo fai un giro in bici?" la domanda è giusta ma suona strana perchè fatta da una voce inattesa. Un'ora dopo, tutto torna: le ruote rullano lente e rumorose sulla striscia di asfalto che porta a Canonica, ho il sorriso di un drogato che si è appena conquistato la sua dose e armato della sua graziella alle mie spalle c'è il mio compare. Il cervello rielabora lentamente quello che i miei occhi hanno distrattamente percepito al rosso di un semaforo 50 metri prima: alle mie spalle, col suo solito fare da James Bond felice tra le morbide lenzuola sfatte di un albergo, Valerio pedala con una sigga accesa tra le labbra. La gravità e le risate ci portano fino alla sbarra di accesso del nostro sentiero: il Pegorino con i suoi guadi ci attende ma prima bisogna pagargli il giusto tributo affrontando l'unica salitella della giornata; Valerio mi stupisce e senza troppa fatica si guadagna il divertimento che l'aspetta e alla prima occasione ci si tuffa alzando acqua come un motoscafo: Grande!! Poche pause e altrettanti mozziconi regalati alla natura dopo, andiamo soddisfatti dalle vecchie di Triuggio per prendere la giusta dose di carboidrati e alcool, saluti al salutismo, ci siamo meritati una becks! Valerio fa per entrare tutto infangato nella sgangherata osteria, non ancora consapevole del posto in cui si trova. In pochi istanti viene battezzato da un frequentare abituale che servendosi dell'unica lingua conosciuta e con un grugnito strascicato impreziosito da una bestemmia minacciosa, gli fa intendere che così sporco non è ben accetto. Mentre James Bond viene ridimensionato e torna sui suoi passi, io, abituato alla genuina ruvidezza del posto, me la rido.
Il pomeriggio è stato una meraviglia ma tiene ancora in serbo la più fresca delle novità. Pochi minuti dopo, infatti, facciamo conoscenza con la vera protagonista della giornata: una pecorella neonata, tanto neonata da avere ancora il cordone ombelicale attaccato ma già in grado di camminare con una certa sicurezza e di belare con decisione. Virginia, la più vecchia delle vecchie di Triuggio, la tiene tra le braccia, allattandola col biberon. Determinata a non viziarla troppo e per non darci l’impressione di essere una donnetta qualunque che si affeziona alla prima capretta che passa, nel suo dialetto vero e non imbastardito da italianismi caccia bestemmie a raffica che però non nascondono le carezze e la dolcezza che le traspare dalla voce. “Come si chiama?” “Beritt”, risponde lei e più affabile del solito ci dice che le mamme pecore curano un solo piccolo e se per disgrazia fanno dei gemelli, chi è di troppo viene abbandonato al suo destino. Beritt non è stata la prescelta e il pastore le ha chiesto di curarla in attesa del suo ritorno. Gliene aveva lasciate altre, ma se le è riprese tutte, tranne Beritt, “La più brutta” precisa lei, facendoci capire che forse non è solo la mamma a non volerla ma che anche il pastore non ha interesse per la pecorella. Lasciata sola per il cortile si avvicina ad una vecchia sedia in plastica; la scambia per una della sua specie: è più grande, ha pur sempre quattro zampe ed è bianca ma la ricerca di una tetta da cui ciucciare un po’ di latte per quanto meticolosa non ha successo, il lento girovagare che ne segue è sintomo di solitudine e abbandono, non può non fare tenerezza. Virginia impietosita torna, la afferra e con burbera gentilezza le ficca il biberon tra le labbra dopo averle spalancato la bocca come avrebbe fatto un dentista del medioevo. Noi facciamo lo stesso con la nostra seconda Becks e soddisfatti ci mettiamo a parlare di cohousing e di equilibrio; in pace con noi stessi, conveniamo che convivere tra noi amici deve essere difficile come stare sulle zampe tremanti per quella pecorella ma che forse vale la pena provarci.
1 Commenti:
Toglierei il "forse" da quell'utlima frase.
Ne vale la pena.... eccome! Se poi hai la fortuna di trovarli come i nostri...
5/10/2006 12:00 PM
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