22.6.05

La fine del silenzio sull'Europa

Finalmente si parla di cosa l'Europa sia stata e di cosa si vuole farla diventare: assurdo si sia arrivati a questo serrato dibattito solo dopo che le scelte sono state fatte, e, purtroppo, rifiutate. Ci siamo finalmente resi conto che per animare il dibattito pubblico non si deve parlare dei tecnicismi giuridico-costituzionali, ma delle grandi scelte politiche che impattano sulla nostra vita di cittadini europei e che si possono riassumere in una sola, grande domanda: vogliamo o meno aggiungere la dimensione politica all'Unione? Dopo la Seconda Guerra Mondiale la prospettiva federale è stata la sola opzione, segretamente perseguita dagli Stati Fondatori e da molti altri. Questa segretezza ha avuto un duplice esito: da un parte l'opinione pubblica, ritenuta incapace di affrontare l'argomento, non ha potuto partecipare alle scelte (il famoso deficit democratico), dall'altro ha impedito il palesarsi di progetti diversi e contrari.

L'esito dei referendum ha, finalmente, impedito a questo silenzio di essere sostituito dalla retorica europea, vuota e sterile, che ha accompagnato i lavori della convenzione. Finalmente c'è un dibattito scoperto e acceso, e pertanto comprensibile da tutti; un dibattito tra chi vuole un'Europa Federale e politica e chi la vuole impedire di essere un unico soggetto, riducendola a un grande mercato. Ci sono buoni argomenti in entrambe le posizioni ed è auspicabile che il meglio dell'una e dell'altra possano essere il frutto di un compromesso alto.

L'Europa è ad un bivio: finalmente! Non tra l'essere o il non essere, ma tra due modi di affrontare le sfide attuali e future e la scelta, per la prima volta, condivisa da tutti gli Stati membri, avrà la forza per fondare la nostra civiltà per i prossimi secoli.


Aggiornamento: che figata scoprire che c'è qualcuno che la pensa esattamente come me! ho trovato questo articolo molto più lungo, e scritto molto meglio che descrive perfettamente il mio pensiero